- Autore: Samuel Beckett
- Data uscita: 1970
- Pagine: 115
- Copertina rigida
- Editore: Einaudi
Esempio del teatro dell’assurdo, Beckett dà inizio con quest’opera teatrale ad una rivoluzione in questo campo artistico, distruggendo le convenzioni del teatro per quanto concerne trama, ambientazione, personaggi, linguaggio e struttura, come fece il suo amico Joyce col romanzo: il suo scopo è mettere in scena il vuoto interiore dell’animo umano e la mancanza di significato nella vita umana dopo i drammi e gli orrori della Seconda guerra mondiale.
Non c’è trama, ma soltanto una condizione di attesa eterna, in cui di fatto non accade nulla. I protagonisti, Vladimir (Didi) ed Estragon (Gogo), sono due vagabondi in attesa dell’arrivo di un terzo misterioso personaggio, Godot, che in realtà non verrà mai. Siamo in una strada deserta, l’unico elemento scenografico è un albero spoglio, simbolo di morte in quanto suggerirà ai due l’idea di un tentativo di suicidio che fallirà per la loro inettitudine persino nell'uccidersi. Didi e Gogo continuano a parlare in attesa di Godot, non sapendo quando arriverà. Gli altri personaggi minori non hanno né memoria né una vera identità sociale o individuale, non sono definiti da una reale personalità.
La trama non è tradizionale o lineare, ma ad anello, poiché la scena finale chiuderà con la stessa identica situazione di quella iniziale: nulla è cambiato. Una struttura statica basata su continue ripetizioni anche fra primo e secondo atto. Il messaggio che arriva è che la vita è una prigione per l’uomo dalla quale non si riesce a fuggire, così come i due protagonisti sono immobili sulla scena. Godot, del quale conta più l’assenza che la presenza in scena, è probabilmente una metafora per indicare Dio (God, in inglese) o, comunque, la necessità per gli uomini di qualcosa in cui credere e sperare in un mondo senza più valori dopo un conflitto mondiale. Un’altra interpretazione sostiene che la parola Godot contenga le due parole GO e DOT, cioè VAI e FERMO, che suggerirebbe l’idea di staticità e passività.